Qual’è il livello della comunicazione in Italia? Il 31 dicembre si è chiusa la nostra indagine dedicata a questo argomento, aperta dallo scorso maggio per tutti i visitatori del sito Eden Exit.
L’indagine si componeva di dieci domande: abbiamo ottenuto un totale di 53 questionari (interamente o parzialmente completati) che ci permettono di ricavare alcune considerazioni interessanti su se e come la comunicazione sappia comunicare se stessa al mercato.
Ecco i risultati:
1 – Qual’è il vostro ruolo nel mondo della comunicazione?
La maggior parte degli intervistati (il 56%) era costituita da appassionati, seguita da un 29% di professionisti della comunicazione e da un 15% di responsabili dell’area comunicazione di aziende o enti. Questa domanda serviva per lo più a stabilire se tematiche inerenti la comunicazione siano monopolizzate dagli addetti ai lavori o se riscuotano un interesse più diffuso. L’ampia maggioranza di appassionati fa decisamente propendere per questa seconda ipotesi.
2 – Che giudizio dareste al livello dell’immagine e della comunicazione in Italia?
Questa era una delle domande di cui attendevamo con più curiosità la risposta: tra celebratori (un misero 4%) e catastrofisti (un più consistente 29%) ben il 67% si è schierato al centro, definendo il livello della comunicazione italiano sufficiente.
3 – Quali sono le nazioni che ritenete più evolute dal punto di vista dell’immagine e della comunicazione?
Qui la risposta era libera. La classifica delle nazioni più avanzate ha visto un plebiscito per gli Stati Uniti (22 voti) seguiti a debita distanza dal Regno Unito (10) e dalla Spagna (6). Ecco la classifica completa:
USA 22
UK 10
Spagna 6
Francia 5
Germania 4
Finlandia 3
Olanda 3
Svezia 3
Australia 2
Giappone 2
Italia 2
Svizzera 2
Cina 1
India 1
Singapore 1
4 – Quale ritenete essere la percezione della comunicazione italiana all’estero?
5 – Quale ritenete essere la percezione del design italiano all’estero?
Queste erano domande gemelle: dato per scontato che il design italiano viene ritenuto tra i migliori del mondo (della qual cosa volevamo comunque avere una riprova), era interessante capire se il settore della comunicazione, per molti versi legato al design, avesse un simile appeal all’estero.
Possiamo notare come ben il 51% degli intervistati abbia dato una bassa valutazione alla percezione della comunicazione italiana all’estero, a fronte di un’eguale percentuale (24%) di chi la definisce discreta o buona.
Di contro ben il 58% ha definito eccellente la percezione del design italiano all’estero, il 42% l’ha definita discreta e nessuno scarsa.
6 – Come pensate che i professionisti della comunicazione italiani si posizionino, mediamente, rispetto agli omologhi stranieri?
Qual’è la percezione dei comunicatori italiani? Qui andiamo leggermente meglio: l’11% li reputa di livello più alto rispetto agli stranieri, il 44% allo stesso livello mentre un buon 44% li colloca ad un livello più basso
7 – Quale ritenete essere il livello di formazione dell’università italiana nelle facoltà di comunicazione?
Il livello della comunicazione dipende anche (e soprattutto) dall’efficienza del sistema universitario, per cui abbiamo voluto chiedere come si posizionano gli istituti universitari che si occupano di formare i nuovi comunicatori.
I risultati non sono stati molto incoraggianti (per quanto sulla scuola si tenda sempre a criticare più che a elogiare): se solo il 9% ritiene buono il livello della formazione universitaria, il 50% gli dà la sufficienza e il 41% lo boccia, ritenendolo scarso.
8 – Qual’è il miglior pregio dei professionisti italiani della comunicazione?
9 – Qual’è il difetto più grave dei professionisti italiani della comunicazione?
Pregi e difetti dei professionisti della comunicazione. Per ogni categoria avevamo dato tre scelte: esperienza, cultura e creatività nei pregi mentre egocentrismo, poca ricerca e poca ricettività alle nuove tecnologie nei difetti.
Per i pregi ha stravinto la creatività col 65%, seguita a pari merito da esperienza e cultura, mentre i difetti sono stati quasi equanimemente votati: poca ricerca al 38%, poca ricettività alle tecnologie al 35% e egocentrismo al 26%. Difficile dire se il voto dipenda dall’effettiva importanza di tutti e tre i difetti o se invece perché non sia facile trovarne uno evidente.
10 – Ritenete che negli ultimi 5 anni globalmente il livello qualitativo della comunicazione italiana sia…
Come si sta sviluppando la comunicazione in Italia? Secondo il 53% degli intervistati il livello negli ultimi 5 anni è sostanzialmente rimasto stabile, a fronte di un 41% che pensa sia cresciuto e di un 6% che lo ritiene calato.
Considerazioni
Il quadro che emerge descrive una comunicazione italiana con luci ed ombre. Se il livello globale è tutto sommato ritenuto sufficiente, c’è ancora da lavorare per colmare il gap con i paesi più avanzati ed in grado di proporre soluzioni innovative. Molto dipende dall’età media dei decisori e della popolazione in Italia, che essendo tra le più elevate del mondo contribuisce a mantenere lo status quo e pertanto guardare con sospetto proposte innovative.
Tuttavia non si può notare che un altro paese “anziano”, il Giappone, è invece molto aperto verso una comunicazione visiva decisamente originale, aiutato da una storia di cultura visiva molto lontana dalla nostra.
La comunicazione Italiana viene considerata “creativa” ma le facoltà universitarie di formazione ottengono un voto basso: facendo uno più uno sembrerebbe che anche in comunicazione l’iniziativa del singolo e l’arte di arrangiarsi facciano la parte del leone.
Nella nostra indagine gli Stati Uniti monopolizzano la scena in quanto a comunicazione innovativa. Non è un caso che siano anche la nazione più avanzata tecnologicamente (o quantomeno con digitalizzazione più diffusa ed integrata): ormai comunicazione e comunicazioni parlano una lingua sola.