Nel corso di questi anni abbiamo lavorato molto su progetti e-commerce, seguendo conseguentemente i trend del mercato e le evoluzioni che l’acquisto online portava nella società.
A partire da elettronica, libri e viaggi, si è passati ad allargare indefinitamente la gamma dell’offerta in rete. C’è stato l’effetto Groupon, con viaggi, merci e servizi. Quindi l’effetto Zalando, che ha sdoganato il retail online di abbigliamento. Nel frattempo hanno trovato il loro spazio gli accessori casa e gli arredi di design.
E il mobile ovviamente, che sta cambiando velocemente tutto, così come le vendite multicanale, la geolocalizzazione ed i social. Ma questo lo sappiamo già tutti.
Però quali sono i dati dell’e-commerce in Italia?
Per avere un metro di paragone, confrontiamo due paesi europei con il medesimo numero di abitanti, circa 60 milioni: Italia e Gran Bretagna.
Confrontando le vendite B2C nel 2015, l’Italia vale 16,6 miliardi di € (3). La Gran Bretagna quasi 87 (2): quattro volte tanto.
Se invece confrontiamo il PIL (ultimi dati disponibili ufficialmente del 2013), l’italia genera circa 1.500 miliardi di €, la Gran Bretagna quasi 3.000 miliardi: il doppio.
Premettendo che la Gran Bretagna è uno dei paesi più avanzati a livello e-commerce e si posiziona al terzo posto nel mondo come acquisti online dietro Cina e USA (2), la distanza è evidente. Al momento siamo a meno della metà del nostro effettivo potenziale.
In Gran Bretagna la spesa e-commerce 2015 corrisponde al 14,5% del totale vendite retail (6), in Italia il 5% (3). Le stime di crescita e-commerce in Italia si attestano intorno al 19% all’anno (3) mentre negli altri principali paesi sono intorno al 16%. Considerando che il nostro 19% parte da una base di 4 volte inferiore agli altri, senza una crescita molto più robusta continueremo a perdere posizioni.
Cosa potrebbe cambiare?
Guardando la società nel suo complesso, secondo i dai ISTAT relativi al 2014 il 20% della spesa delle famiglie italiane è destinata ai prodotti alimentari (4).
Se si riuscisse a veicolare anche solo il 10% delle spese alimentari in Italia attraverso sistemi e-commerce, attualmente al 3% (1), si aumenterebbe dell’1,5% (40% in più rispetto all’attuale 4%!) il valore complessivo del commercio elettronico. Con un tasso di crescita quindi non più del 19% ma presumibilmente del 50%, il che ci potrebbe far avvicinare rapidamente agli altri paesi avanzati.
Se si vuole recuperare posizioni a livello e-commerce bisogna quindi evidentemente lavorare sul grocery, ovvero “la spesa” consegnata a casa. E questo è impossibile se i grandi player della GDO non metteranno in campo investimenti per trainare il settore alimentare nel commercio elettronico.
Nel Regno Unito il grocery shopping è già abbastanza sviluppato: nel 2014 la quota di vendite online era intorno al 5% del totale (8) e sicuramente in crescita nel 2015, con i primi tre player Tesco, ASDA e Sainsbury a rappresentare circa il 60% del mercato online.
Ci attendiamo quindi che nei prossimi 2/3 anni il settore e-commerce alimentare veda una sostanziale crescita anche grazie a sistemi di logistica e consegna molto più evoluti e veloci.
REFERENZE
1. http://www.fastweb.it/web-e-digital/e-commerce-alimentare-in-aumento-le-vendite/
2. https://retargeting.biz/blog/e-commerce-in-2015-the-year-in-numbers/
4. http://www.istat.it/it/archivio/147228
6. http://www.capco.com/insights/capco-blog/how-payment-regulations-are-driving-innovation-in-the-uk
7. http://www.statista.com/statistics/279900/grocery-market-share-in-the-united-kingdom-uk/
8. http://www.underscore.co.uk/insights/freshening-up-online-food-retail/