Vogliamo contribuire a portare alla luce uno dei più grossi (ed insabbiati) scandali della politica di casa nostra, che quando ha deciso di occuparsi di comunicazione e web lo ha fatto con la consueta competenza…
Ricordate il portale italia.it, sbandierato dall’allora ministro Rutelli come il nuovo punto di riferimento per il turismo italiano? Beh, da venerdì 18 gennaio 2008 il progetto è stato sospeso, nel silenzio quasi totale di stampa ed, ovviamente, politica.
Ecco una breve ricostruzione della vicenda, per lo più tratta dal blog scandaloitaliano.wordpress.com, imperdibile fonte di informazioni:
il 16 marzo 2004 il primo governo Silvio Berlusconi, nell’ambito del “Fondo di finanziamento per i progetti strategici nel settore informatico” vara il progetto “Scegli Italia”. Il progetto si propone di rilanciare il settore turistico italiano nel mondo e quale elemento centrale dell’azione prevede la realizzazione di un portale su Internet: www.italia.it.
Di per sè l’idea è in linea con quanto alcuni paesi nostri concorrenti nel settore turismo stanno facendo da tempo: se cercate su Google le parole Spagna oppure Francia, tra i primi risultati vi usciranno i siti ufficiali degli uffici del turismo (www.spain.info e www.franceguide.com).
Consideriamo che il settore turistico rappresenta circa il 12% del PIL italiano, e visti gli sviluppi del turismo sul web è quantomai importante avere un sito di riferimento per la nostra nazione. Viene sviluppato il business plan, che prevede un impegno economico di circa 170 milioni di euro per la realizzazione del portale. In sintesi dovrebbero venire destinati 11 milioni per la tecnologia, 9 milioni per i primi contenuti e la traduzione in 8 lingue, 46 milioni per una campagna di comunicazione internazionale, 100 milioni per la digitalizzazione dei contenuti da parte di regioni, Ministeri e vari Enti, 23,5 milioni di costi operativi per i primi tre anni.
Nelle intenzioni, Italia.it avrebbe dovuto generare dei ricavi dalla piattaforma di booking online sviluppata per prenotare alloggi e servizi in tutta Italia. I ricavi previsti per i primi tre anni sarebbero ammontati a 19,5 milioni di euro. Sottratti ai 189 milioni circa di costi, si arriva all’impegno di spesa di circa 170 milioni di euro.
Il business plan tuttavia presenta dei punti critici, in particolare per quanto riguarda i ricavi, ipotizzati in base all’ottimistica (e politicamente allettante) previsione di poter praticamente monopolizzare il mercato del turismo italiano online, frapponendosi tra il turista e l’acquisto di qualsiasi servizio.
Lo sviluppo
La gestione operativa del progetto viene delegata ad una società pubblica in house alla Presidenza del Consiglio, Innovazione Italia (gruppo Sviluppo Italia) che bandisce una gara europea con procedura ristretta. Il 4 luglio 2005 la gara viene aggiudicata al consorzio temporaneo d’impresa RTI, formato da IBM, ITS e Tiscover, per 7.850.000 euro. Di lì a tre mesi il portale dovrebbe essere on-line e mettere a disposizione la piattaforma di booking nazionale ed una prima serie di contenuti. Successivi provvedimenti dell’allora ministro dell’ Innovazione e delle Tecnologie Lucio Stanca stabiliscono la governance del progetto coinvolgendo a vario titolo ministeri e Regioni.
L’11 aprile 2006 cambia il governo (Prodi), ma il portale non è ancora on-line: la competenza in materia di turismo passa al ministro Francesco Rutelli, quella sull’ Innovazione Tecnologica al ministro Luigi Nicolais. Vengono apportate modifiche alla governance del progetto Italia.it e dato esplicito mandato affinchè in occasione della BIT (Borsa Italiana del Turismo) del 22 febbraio 2007 il portale sia presentabile, insieme al nuovo logo iT.
Il bando per la realizzazione del logo è già stato indetto, nell’ottobre 2006: prevede un premio di 100.000 € al vincitore (un’enormità per un logo, anche se pare ne siano stati poi spesi “solo” 80.000) ed è riservato ad aziende con un fatturato complessivo non inferiore al milione di euro negli ultimi tre anni di esercizio. Il che significa che è un bando riservato esclusivamente a grosse aziende e multinazionali della comunicazione.
Non essendo una fornitura di merci, per le quali può essere ragionevole rivolgersi a strutture con una certa solidità, viene da chiedersi se la creatività e la competenza si misurino solamente in termini di fatturato, o piuttosto c’entrino qualcosa le conoscenze.
In ogni caso il bando viene vinto da un’agenzia americana, la Landor Associate, che annovera tra i propri clienti Pepsi, Kellog’s, Alitalia, Bnl, Costa Crociere, Sanpaolo, General Electric, France Telecom, Durex, Disneyland Parigi, Morgan Stanley. Landor supera 56 concorrenti, esaminati da una commissione composta tra gli altri da consulenti come Laura Biagiotti, Andrea Pininfarina, Gianpaolo Fabris, Umberto Paolucci.
Il logo vincente è quantomeno discutibile (si dice sia stato ispirato da un personaggio dei Pokemon, tale Metapod), tanto che nell’interminabile lista dei migliori lavori della Landor questo progetto non trova posto.
L’AIAP (Associazione Italiana Progettazione per la Comunicazione Visiva) scende sul piede di guerra con proteste ufficiali contro un logo definito “inqualificabile”, ma con scarsi risultati, tanto che il 22 febbraio 2007 il portale italia.it viene puntualmente messo online con tanto di nuovo logo.
Peccato che funzioni poco e male, scatenando proteste dall’intero mondo del web. E’ poco accessibile (con uso estensivo e spesso inutile di file Flash), poco usabile (è difficile trovare le informazioni), lento, quasi illeggibile dai motori di ricerca (con url di centinaia di caratteri), non funzionante in varie parti, arricchito da vari strafalcioni (ad esempio “Tentino” anziché “Trentino”, “Monte Boldone” anziché “Monte Bondone”, piatti tipici fantasiosi come “l’anguilla alla trentina”, ecc.)
In seguito alla levata di scudi, il ministro Rutelli chiede un ulteriore anno di tempo “per migliorare” e coinvolgere finalmente le Regioni, che in materia di turismo avrebbero piena competenza. Nel luglio 2007 però il contratto per la realizzazione del portale si chiude, lasciando le cose con tutti i loro problemi, e senza l’implementazione della piattaforma di booking. Il ministro Nicolais afferma che “il progetto ha sinora assorbito, per lo studio di fattibilità e la messa in linea della prima versione, circa 6 milioni di euro, ma è dotato ancora di 35 milioni di euro, in parte destinati alle Regioni, per l’implementazione dei portali regionali e per l’organizzazione delle redazioni periferiche, in parte destinati alle attività di completamento, di promozione e di commercializzazione dei contenuti.”
Cala il sipario
italia.it viene dichiarato “clinicamente morto” in una comunicazione nell’aula parlamentare da parte del ministro Rutelli, che afferma come vari problemi (tra i quali alcuni inadempimenti delle aziende vincitrici degli appalti) abbiano contribuito all’insuccesso del portale, progetto comunque avviato dal “governo precedente”. Il portale vivacchia ancora per qualche mese, fino a che il 18 gennaio 2008 viene definitivamente (e silenziosamente) staccata la spina.
La prima voce a darne notizia è la giornalista Anna Masera de La Stampa, allertata dal caporedattore di italia.it, Luca Palamara, che commenta: “Speravamo in un rilancio visto l’investimento cospicuo (5 milioni e 800 mila euro), abbiamo corretto gli errori denunciati lavorando gratis in questi ultimi mesi, e invece siamo a spasso senza nemmeno una comunicazione ufficiale”.
Il costo effettivo globale dell’operazione è a tutt’oggi un mistero: è certo invece come con vari e diversi provvedimenti legislativi siano stati complessivamente stanziati nel tempo 45 + 9 milioni di euro.
Le contestazioni
Già nel 2006 l’Avvocatura dello Stato viene incaricata di dare un parere sulle eventuali inadempienze o danni riscontrabili nello sviluppo del progetto italia.it. In un primo parere, del 16 agosto 2006, l’Avvocatura evidenzia effettivamente dei ritardi da parte del consorzio di imprese aggiudicatario (RTI, guidato da IBM), sanzionabili con penali o risoluzione del contratto.
Poco dopo, il 12 ottobre 2006, Innovazione Italia e RTI firmano un accordo transattivo dove il fornitore accetta una riduzione del compenso (circa 4 milioni di euro a fronte degli oltre 7), mentre l’appaltante accetta il portale così com’è senza ulteriori contestazioni. Tuttavia bisogna notare come i 4 milioni corrispondessero alla cifra richiesta (e a quel momento non ancora saldata) da RTI per i servizi fino ad allora svolti.
L’Avvocatura rilascia ulteriori pareri, tra i quali quello del 22 settembre 2007, dove oltre a dirsi stupita per la mancata informazione sull’avvenuto accordo transattivo, riporta le conclusioni di una commissione d’indagine istituita per analizzare il progetto italia.it.
Secondo la commissione, le cause del fallimento sono imputabili alla “genericità delle previsioni del capitolato d’appalto e nell’assenza di una struttura collaborativa tra fornitore e stazione appaltante”. Tale insufficienza viene addebitata a Innovazione Italia, che ha predisposto bando di gara e capitolato “senza tener conto dei suggerimenti del CNIPA”, e poi “gestito integralmente la fase iniziale del rapporto e in particolare nella fase critica della fine 2005”.
Vengono anche indicati come responsabili il Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie per non aver tenuto un comportamento adeguato alle necessità, e RTI non già per le tecnologie ed il prezzo (ritenuti entrambi congrui al progetto), ma per non aver portato a termine nei tempi il contratto, non potendone denunciare l’indeterminatezza dopo averlo sottoscritto.
Ovviamente in questa relazione non vengono quantificati i danni d’immagine che tutto il turismo italiano, e l’immagine dell’Italia in generale, ha patito…
Il futuro
Italia.it potrebbe rinascere dalle proprie ceneri. Il nuovo responsabile del progetto è nientemeno che Michela Vittoria Brambilla, sottosegretario con delega al Turismo del neo governo Berlusconi, che afferma: “Il portale italia.it (…) ho bisogno di un po’ di tempo per potervi dare un’idea concreta di come sarà. Il fatto comunque che io abbia istituito un comitato scientifico per lo studio e lo sviluppo delle nuove tecnologie nel comparto turistico fa sì che ovviamente anche il portale ENIT avrà la giusta competenza a livello professionale”.
Siamo certi che istituire l’ennesimo comitato sia la soluzione migliore per tutti. Per tutti i membri del comitato…
rutelli ha iniziato a fare e ora si becca pure la colpa che questo governo ha chiuso l’iniziativa … singolare considerazione … singolare
Ciao Maurizio,
se leggi bene la storia vedrai che le cose sono andate come un po’ diversamente. Senza dare colpe o giustificare nessuno, l’iniziativa parte col secondo governo Berlusconi (ministro Stanca), continua con il secondo governo Prodi (ministro Rutelli) che lo chiude, e sembra essere stato riesumato da questo governo ma non si sa (siamo nelle mani della Brambilla).
leggendo meglio vedo cifre da capogiro … che mi sembrano veramente spropositate per un portale ..
senza fare demagogia o qualunquismo con quelle cifre si possono fare molte cose belle e utili … Per ora mi sembrano soldi buttati.
Proprio come dici, è uno scandalo clamorosamente “bipartisan”.
Anche considerando che al tempo 10 milioni di euro per un portale erano considerati accettabili (pre scoppio della bolla Internet), in ogni caso non si è arrivati a una conclusione.
E alla fine tra palleggi tra governi, passaggi burocratici, leggi e leggine varie, nessuno ne renderà conto…