La risposta vi sorprenderà: non sempre! Negli ultimi anni il “green” ad ogni costo è diventato una moda che, per quanto encomiabile, rischia di produrre dei danni collaterali non indifferenti. Vi siate mai chiesti come si producono le carte e quali sono i processi di lavorazione per riciclarle?
Facciamo un po’ di chiarezza sui vari tipi di carta disponibili sul mercato.
Carta bianca
E’ tradizionalmente stata e resta tuttora la tipologia più utilizzata.
E’ ricavata da fibra di cellulosa e può essere sbiancata in due modi: con cloro o senza cloro.
Nella carta sbiancata con cloro i problemi ambientali sono legati all’ingente quantità di acqua ed energia necessarie a produrla, ai prodotti chimici utilizzati nel processo di sbiancamento e all’approvvigionamento di cellulosa che comporta l’abbattimento di alberi. Quest’ultimo fattore in alcune parti del mondo (es. Scandinavia) riesce ad essere regolato attraverso una pianificazione a lungo termine del territorio con programmi di riforestazione, mentre in altre zone comporta notevoli fenomeni di erosione.
La carta sbiancata senza cloro si definisce ecologica e ne parliamo in seguito.
Carta riciclata
In questo caso la materia prima prevalente non è il legno (cellulosa), ma la carta da macero.
Attenzione però: può essere prodotta con materia prima pre-consumer, cioè ottenuta da fogli di carta non stampata e non immessi nel ciclo commerciale oppure da rifili di cartiera, o post-consumer, ottenuta da fogli di carta stampata che vengono raccolti e disinchiostrati.
Solo nel secondo caso si può parlare di carta veramente riciclata, perché il recupero del prodotto industriale non immesso in commercio è una pratica industriale in uso da sempre per abbattere i costi.
Inoltre la carta riciclata in commercio può provenire da materia prima riciclata post-consumo al 100% oppure avere una percentuale variabile di fibra vergine (preferibilmente certificata da FSC, Forest Stewardship Council, ente che si occupa a livello internazionale della corretta gestione del patrimonio boschivo). Questa percentuale non deve essere comunque mai superiore al 40% per poter definire una carta riciclata.
Nella carta riciclata sono presenti impurità e sporcizie, che rendono necessario uno sbiancamento a base di composti chimici. L’industria della carta può utilizzare svariati agenti chimici durante le varie fasi di produzione, incluso lo sbiancamento, molti dei quali sono altamente inquinanti come ad esempio il già citato cloro. La denominazione “riciclata” si ferma qui, non prevedendo ulteriori informazioni sul processo di sbiancamento. Dove si ferma la carta riciclata subentra la carta ecologica.
Carta ecologica
Come abbiamo visto in precedenza la carta proveniente da pura cellulosa può essere sbiancata senza cloro. In questo caso rimane il problema dell’utilizzo di acqua ed energia, così come la deforestazione, ma il processo di sbiancamento viene effettuato con preparati a base di ossigeno, con conseguente abbattimento dei livelli di inquinamento.
La carta sbiancata in questo modo si definisce “ecologica”. Ovviamente la situazione ideale è avere una carta riciclata sbiancata in modo ecologico.
Ad esempio per produrre una carta riciclata si utilizzano per ogni tonnellata di prodotto da 7 a 15 Kg di composti chimici a base di ossigeno, contro i 250 Kg necessari per la carta non riciclata.
Come abbiamo visto le variabili possono essere molte ed è piuttosto facile cadere in errore pensando di scegliere un prodotto rispettoso dell’ambiente che invece utilizza pratiche almeno in parte inquinanti.
Per quanto di nostra conoscenza l’unica carta al momento riciclata ed ecologica al 100% è la danese Cyclus, tuttavia se aveste informazioni diverse vi invitiamo a lasciare un commento.