Cosa ci può insegnare Harry Potter sull’etica dei social media?

Da oltre 20 anni, Harry Potter tiene banco sulla scena dell’intrattenimento mondiale con i suoi libri, i suoi film e i successivi spin off (Animali Fantastici e dove trovarli).

L’autrice J.K. Rowling spesso fa spesso pronunciare in particolare ad Albus Silente, il vecchio mago mentore di Harry nonché preside della scuola di magia di Hogwarts, frasi di indubbio effetto, che possono adattarsi e molte situazioni e perciò anche al social media marketing. Vediamone alcune. Continua a leggere Cosa ci può insegnare Harry Potter sull’etica dei social media?

A LEZIONE DI WEBMARKETING CON SHERLOCK HOLMES!

“E’ stato in Afghanistan, suppongo.”

Queste sono le parole che Sherlock Holmes rivolge al Dott. Watson, quando lo incontra per la prima volta.

Come è riuscito Holmes a intuire il passato di Watson?

Osservandone il portamento medico e militare, l’abbronzatura (a fronte dei polsi pallidi) e il braccio sinistro ferito.

La capacità di osservare e dedurre di Sherlock Holmes non ha pari, ed è la caratteristica che ne ha fatto diventare non solo un personaggio di successo ma, ancor oggi, il detective per antonomasia. Continua a leggere A LEZIONE DI WEBMARKETING CON SHERLOCK HOLMES!

Cosa collega Dante, Ulisse e i funnel di conversione?

O frati, che per cento milia perigli
siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”

Queste sono le parole che Dante, nel XXVI° canto dell’Inferno della Divina Commedia, fa pronunciare a Ulisse nell’atto di convincere i compagni a proseguire la navigazione oltre le vietate colonne d’Ercole. Continua a leggere Cosa collega Dante, Ulisse e i funnel di conversione?

Cosa possiamo imparare da Shahrazad sul social media management?

Quando pensiamo al libro “Le mille e una notte”, lo colleghiamo subito a storie come quella di Ali Babà e i quaranta ladroni e di Aladino e la lampada magica. Ma la vera protagonista di quel libro è in realtà Shahrazad, la figlia del gran Vizir.

Questo l’antefatto: il re di Persia, Shahryar, dopo essere stato tradito da una donna decide di voler consumare un rapporto ogni notte con una schiava per poi farla uccidere la mattina successiva.

Shahrazad si offre volontaria per provare a mettere fine a tutto ciò. Una volta al cospetto del re, inizia a raccontargli una storia affascinante, che interrompe però senza terminarla al sorgere dell’alba. Il re decide pertanto di interrompere l’esecuzione, rinviandola a dopo che Shahrazad abbia terminato il racconto.

La ragazza però, la notte successiva termina sì la storia, ma ne inizia subito un’altra interrompendole alle prime luci dell’alba e inducando così il re a rinviare di nuovo l’esecuzione. Shahrazad continua così per tre anni, dopodiché il re se ne innalora e la sposa.

Lo stratagemma usato da Shahrazad è lo stesso che dovremmo utilizzare nelle nostre strategie di social media: in inglese lo potremmo definire “engagement”, ovvero l’arte di intrigare i nostri interlocutori attirandoli con il racconto e un interesse crescente verso i nostri contenuti.

Più i nostri follower o fan saranno coinvolti e incuriositi, più salirà non solo il loro livello di attenzione, ma anche la considerazione che hanno verso la nostra azienda o i nostri prodotti e servizi.

Tuttavia ognuno dei Big Four (Facebook, Instagram, Twitter, Linkedin) ha le sue regole e non necessariamente la semplice replica di una strategia di contenuto può funzionare ovunque.

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Identità sociale e unicità nelle scelte di marketing

Seguire gli altri: tutti, in qualche modo, lo facciamo. Magari scegliendo il ristorante più affollato rispetto a quello più tranquillo, mettendoci nella fila più lunga senza sapere se siamo nel posto giusto, o in mille altri modi.

Indipendentemente dal “come” e dal “dove”, siamo soggetti ad una regola universale: l’esempio di altri che si comportano in un certo modo spesso porta a “seguire la folla” in modo automatico.

L’esempio degli altri ci rassicura: se i miei colleghi di lavoro stanno parlando di come gli sia piaciuto un film, probabilmente piacerà anche a me. E se centinaia di loro scappano dall’edificio urlando ‘AL FUOCO’, probabilmente ha senso seguirli! Continua a leggere Identità sociale e unicità nelle scelte di marketing

Marketing in Asia: intervista a Colin Anderson

Cina, India ed Asia-Pacifico rappresentano il più grande mercato mondiale già ora ed ancor più in prospettiva futura. Nessuna azienda che abbia delle potenzialità di sviluppo può permettersi di scartare un approdo in queste regioni. Ma quali sono le differenze di mercato e di marketing tra Asia ed I paesi Occidentali?

Ne parliamo con Colin Anderson, Managing Director di Brandcourage, che sviluppa progetti di comunicazione e marketing per l’area Asiatica sin dai primi anni ’90.

Mr. Anderson, lei ha gestito Progetti di comunicazione in Cina, Asia Pacifico ed Australia per oltre 20 anni. Può dirci quali sono le principali differenze nell’approccio a queste culture quando parliamo di comunicazione e pubblicità di massa?

Assumendo che si entri per la prima volta nel mercato Asiatico, ci sono molti importanti fattori in gioco che necessitano di essere considerati. Come prima cosa, non esistono due mercati uguali. Cambia il livello di sofisticazione e di interpretazione dei linguaggi sia verbale sia visuale. Inoltre ci sono molte componenti commerciali, culturali e religiose che possono influire nel processo comunicativo.
Ad esempio in Asia l’approccio universale al marketing non funziona più, e comunque nella maggior parte dei casi è insufficiente per rispondere ai bisogni in cambiamento di un mercato frammentato che si sta evolvendo verso una micro-segmentazione.
L’eccezione sembra essere rappresentata dalla natura tribale dei mercati giovanili, anche se ciò si applica solamente per determinati prodotti e aggiunge un ulteriore livello di complessità. Continua a leggere Marketing in Asia: intervista a Colin Anderson

Marketing in Asia: An interview with Colin Anderson

China, India and South-East Asia markets are the keystones of the world economic growth. Every company willing to develop new business should consider approaching Asian markets. But what are the differences between Western and Asian markets and marketing?

We had a chat with Colin Anderson, Managing Director of Brandcourage, who has developed communication projects in the Asian area since the early ’90.

Mr. Anderson, you have managed communication projects in China, South East Asia and Australia for over 20 years. Could you tell us what are the main differences in approaching these cultures when talking about mass advertising?

Assuming that you are a new comer to the Asian markets, there are several important factors in play here that you will need to bear in mind. Firstly, that there are no two markets alike. They differ in their levels of sophistication as wells as their interpretations of both visual and verbal language.
Secondly, there are many things that can trip you up as a communicator in terms of trade, cultural and religious issues. For example: across Asia the ‘one-size-fits-all’ approach to marketing no longer works, and most times is insufficient to address the changing needs of Asia’s highly fragmented marketplace and seems to be morphing into more of a micro-segmentation approach.
The exception is the tribal nature of Asian youth markets, however this only applies in certain product categories and adds another layer of complexity. Continua a leggere Marketing in Asia: An interview with Colin Anderson

Il Couponing come veicolo promozionale

I buoni sconto sono il trend del momento. Introdotto in Italia da siti come Groupon, il fenomeno del couponing si sta imponendo anche grazie alla diffusione del web, alla crisi e a trasmissioni come “Pazzi per la spesa” (originale inglese “Extreme Couponing”).

 

Le origini

Il termine francese Coupon significa “pezzo tagliato” e faceva originariamente riferimento a dei biglietti allegati ai titoli di Stato Americani. Alla scadenza i biglietti venivano tagliati e portati in banca per riscuotere gli interessi.

I primi coupon intesi in senso pubblicitario nascono con il marketing Coca Cola nel 1887. La diffusione su larga scala si ebbe tuttavia intorno al 1910 per la vendita di cereali: da allora il trend di crescita è stato costante, tanto che nel 2011 i consumatori americani hanno utilizzato coupon per un valore di 4,6 miliardi di dollari. In Europa la diffusione dei coupon è più recente ed ha visto un balzo negli ultimi anni. Continua a leggere Il Couponing come veicolo promozionale

Storia per soli uomini… ma non è porno!

Agli uomini piace mirare. Questa è la conclusione di un esperimento singolare ma affascinante condotto nel 2009 all’aeroporto Schiphol di Amsterdam dove i ricercatori hanno posizionato una mosca finta (“cotta” nel sanitario) negli orinatoi delle toilette maschili.

Il risultato: la percentuale di “fuoriuscite” di urina è calata dell’80%! Un chiaro esempio di design e di come indirizzare il comportamento delle persone senza usare parole. Design persuasivo e che comporta chiari benefici (e minori costi) nelle pulizie!

Secondo il professor Berenbaum dell’Università dell’Illinois, “Sembra che i maschi abbiano un radicato istinto nel mirare a dei bersagli”: nel caso in questione il bersaglio è la mosca.

Maggiori informazioni su www.npr.org

 


Programmare: un valore essenziale in politica come in comunicazione

In questi giorni stiamo assistendo all’ennesima diatriba (il solito teatrino?) sulla legge di stabilità programmata a tre anni.

Sappiamo che verrà cambiata mille volte in parlamento e dai governi che verranno, ma è un timido segnale… Non siamo certo qualificati a dare indicazioni su come governare, ma siamo convinti che la programmazione di lungo periodo è l’unica strada che ci può far uscire dal pantano in cui ci siamo purtroppo invischiati.

Giustizia lenta e farraginosa, lentezza burocratica e legislazione cervellotica, una classe dirigente vecchia (non solo anagraficamente) e autoreferenziale, poca coesione sociale e tra settori economici, spese inutili, incapacità, clientelismo: ce n’è abbastanza per chiudere bottega e, se questo non dovesse avvenire, sicuramente non saranno problemi risolvibili in una generazione.

O si programma oltre l’orizzonte oppure non se ne uscirà. Mai.

Questo è applicabile non solo alla politica e all’amministrazione dello stato, ma anche a parte dell’imprenditoria che, per necessità o per abitudine, molto spesso non vede di buon occhio investimenti di lungo periodo.

Anche se al momento non c’è grande possibilità di investimento (per quanto ci siano capitali colpevolmente fermi), resta da notare come la maggior parte delle aziende preferiscano spendere per azioni che diano l’illusione del ritorno a brevissimo termine. Questo non è possibile, non ci sono strade veloci e facili, oggi meno che mai. Continua a leggere Programmare: un valore essenziale in politica come in comunicazione