Quell’animale che mi porto dentro – 2

Il marketing ha l’obiettivo di rivolgersi a tutti e tre i cervelli, in modo tale da non innescare conflitti che potrebbero portare a decisioni di non acquisto.

La pubblicità degli albori era rivolta al nuovo cervello: voleva persuadere il cliente con motivazioni logiche. Foto, colori e video non erano ancora presenti ed i messaggi stampati erano esclusivamente testuali: essendo la scrittura un linguaggio verbale, il destinatario era quindi necessariamente la “testa”.

L’introduzione di colori, grafica, musica, animazione, ha permesso di rivolgersi al “cuore”, richiamando una risposta emozionale. Questi elementi possono aggirare la logica che la “testa” richiede: si vedano ad esempio molte campagne pubblicitarie senza una sola parola scritta (es. Nike o Benetton). Continua a leggere Quell’animale che mi porto dentro – 2

Quell’animale che mi porto dentro – 1

Siamo esseri umani razionali che basano le proprie nostre decisioni sulla valutazione dei pro e dei contro e cercano sempre di optare per la soluzione logicamente migliore. Questo però bisognerebbe spiegarlo al rettile che abita dentro di noi… Per molti anni ormai gli scienziati hanno diviso il cervello umano in tre parti, sviluppatesi una sopra all’altra nel corso dell’evoluzione:

– il complesso rettiliano (tronco encefalico e cervelletto) anche detto “vecchio cervello”
Siamo nati con esso e non è influenzato da cultura o storia personale. Il “vecchio cervello” si è evoluto 450 milioni di anni fa ed è interessato solamente alla sopravvivenza e alla riproduzione. È il centro dei riflessi istintivi, degli impulsi primitivi, sesso e violenza: un bel tipetto! Sappiamo inoltre che il cervello rettiliano vince sempre. Continua a leggere Quell’animale che mi porto dentro – 1

Le PMI nella selva oscura – 3

Un impasto di web e passaparola, un pizzico di branding ed una guarnitura di contenuti. Il tutto farcito da un buon prodotto o servizio e servito su un letto di comunicazione professionale non fredda.

Potrebbe essere la ricetta giusta per affrontare il mercato in modo vincente. Ma c’è un “ma”, anzi almeno un paio di “ma”. Come si traduce questa ricetta in azioni concrete? Cosa cambia in relazione allo specifico settore ed alla realtà aziendale?
Queste sono le domande fondamentali che qualsiasi azienda si deve porre. Per darsi una risposta attendibile bisogna partire da altre tre domande: quelle che il cliente si chiede quando deve decidere se acquistare o meno da voi.

1 – Perché mi devo fidare di te?
2 – Quali vantaggi mi porta il tuo prodotto / servizio?
3 – Quanto costa?

A differenza di quanto si possa pensare, queste domande non richiedono necessariamente delle risposte razionali.

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Le PMI nella selva oscura – 2

Per poter approfondire le leve strategiche di marketing in uno scenario mutato è necessario fare chiarezza su due fraintendimenti riguardo al web.

Il web non è uno strumento

Molti, in particolare appartenenti alla generazione dei Baby Boomers (indicativamente dai 45 ai 65 anni), hanno la percezione che il web sia uno strumento come altri per comunicare. Questo non corrisponde alla realtà: nel web il messaggio e lo strumento convergono e i mezzi di comunicazione tenderanno sempre di più ad essere usufruiti con  modalità prossime a quelle di smartphone e tablet. Insomma il proprio collegamento costante con il  mondo, con le dimensioni della vecchia agenda. Per di più si può tranquillamente affermare che il web congloba diversi canali di comunicazione con differenze anche marcate. I messaggi? Avranno vita brevissima in una visione di  lunghissimo periodo!
Sappiamo che molti boomers non saranno d’accordo, ma questa è la realtà che già esiste e sempre più si imporrà.

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Le PMI nella selva oscura – 1

“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era  smarrita.”

Firmato Dante Alighieri o una delle molte PMI che di fronte a grandi cambiamenti faticano a trovare la chiave giusta per aprire le porte del mercato. “Ricerca clienti” è l’imperativo, ma per molti (in particolare chi si occupa di B2B) la frase è mal  posta: oggi sono i clienti che trovano te.

Lo scenario attuale

A giudizio unanime, da Monti all’uomo della strada, si dice che le PMI sono la parte più vitale dell’economia. Allo stesso tempo si afferma che dovrebbero fare investimenti ed associarsi per crescere di dimensione. Più facile a dirsi che a farsi: ripresa, poi crisi, poi stagnazione, poi recessione si alternano con preoccupante ciclicità e non è facile prevedere quello che ci aspetta.

Gli investimenti latitano e la voglia di associarsi non è molta, specie in un momento in cui non si ha forza contrattuale. Continua a leggere Le PMI nella selva oscura — 1

Sul web, la generazione fa la differenza!

Boomers, Gen X o Millennials? Di che generazione sei?

Riprendendo un interessante articolo di Susan Weinschenk, analizziamo i diversi approcci alla tecnologia e al web design tra le tre generazioni maggiormente “attive” nel mercato del lavoro.
Innanzitutto, è utile fare chiarezza sul concetto di generazione e su quelle che andremo a prendere in esame. A grandi linee il termine generazione si può intendere in due modi:
– l’insieme delle persone che hanno vissuto eventi caratterizzanti (come i movimenti del ’68) che ne hanno plasmato il pensiero e le abitudini culturali e sociali;
– il periodo di tempo che intercorre tra la nascita dei genitori e quella dei loro figli.
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Le tre variabili

Come in tutti i mercati, anche comunicazione e marketing non si sottraggono al tiramolla tra richieste del cliente e disponibilità del fornitore. Semmai propro questa tipologia di servizi è soggetta ad una particolare pressione riguardo ai tempi di consegna che devono generalmente essere “just before time” perché spesso (e non sempre a ragione) si trovano penalizzate in quanto a valle di una serie di processi decisionali.

In una situazione ideale, il marketing viene coinvolto ragionevolmente presto nelle strategie aziendali (nella fase di strutturazione di nuovi prodotti e servizi o di apertura verso nuovi mercati) in modo tale da poter comprendere l’oggetto del comunicare, analizzarlo e conseguentemente proporre delle strategie a ragion veduta. Continua a leggere Le tre variabili

Ma il marketing esiste ancora…?

Qualche giorno fa abbiamo partecipato ad un incontro con Antonio Campo Dall’Orto, Vicedirettore di MTV International e figura di grande rilievo nel panorama televisivo (e non solo, visto il recente intervento alla convention di Matteo Renzi) italiano.

Uno dei principali temi affrontati è stata la seguente domanda: “Ha ancora senso parlare di marketing?”

Se ci riferiamo ad esempio alle ricerche di mercato, è molto cambiata la modalità utilizzata dalle (grandi) aziende di ottenere dati sul gradimento dei clienti per fare le proprie mosse di conseguenza. Continua a leggere Ma il marketing esiste ancora…?

Cent’anni ieri – Pubblicità nel 1911

Cross-media, social network, comunicazione integrata…

Da Internet in poi tutto è cambiato e andiamo verso un’unica grande nuvola (il cloud anche qui?) dove le differenze tra i media saranno sempre più sfumate. Radio, TV, Web e tutto ciò che può essere digitalizzato, saranno presto o tardi una cosa sola: tutto il resto vi dipenderà fortemente.

Ma se cambiano i mezzi, con loro mutano i messaggi. O no?

Ci siamo posti questo interrogativo pensando di andare a guardare cosa succedeva cent’anni fa, nel 1911, per capire se i contenuti di fondo della pubblicità fossero così diversi. Continua a leggere Cent’anni ieri — Pubblicità nel 1911

Lo strano caso del Dottor Market

Bel tempo, pioggia, bel tempo, pioggia… Crisi, ripresa, Grecia, e poi chissà…?

Mai come in questo periodo le notizie politico economiche sono discordanti e ingessano letteralmente gli investimenti in qualsiasi forma di sviluppo. Insomma poche aziende hanno voglia di rischiare, anche se:
ne hanno la possibilità perché l’andamento generale degli affari sta migliorando
ne hanno bisogno perché la comunicazione e i modi per comunicare stanno cambiando velocemente
– in qualche caso non hanno scelta perché o cambiano marcia o non si agganceranno mai ad un trend di ripresa (da non confondersi con la crescita dei volumi che è un’altra cosa non necessariamente positiva)

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